Ero Pedro, sono Marianne. La sfida di essere una transgender cattolica

20 novembre 2015
dai portali gionata.org e felgtb.org

marianne-martinez

Riflessioni del teologo spagnolo Xabier Pikaza* pubblicate sul suo blog (Spagna) il 13 giugno 2012, liberamente tradotte da Dino

Abbandono per qualche giorno il tema dell’Eucarestia e il mio libro sul Vangelo di Marco, per presentare il tema di un “maschio”, Pedro, per ventun anni sposato con una bella e brava donna, padre di una figlia che egli ama. Bene, Pedro, ingegnere, uomo colto, per poter meglio identificarsi con quello che è (come “persona”), ha fatto un cambiamento di genere e mi chiede di spiegargli come poter essere così un cristiano migliore.

Marianne nel suo paese (Venezuela) è una donna conosciuta, collabora con istituzioni al servizio dell’uguaglianza di genere, sia in campo omo- che eterosessuale, specialmente con Radio-Reflejos, dove è possibile ascoltare i suoi interventi e leggere le sue proposte (lì si può anche trovare i suo indirizzo, che per ovvi motivi non intendo rendere pubblico qui, a meno che non lo faccia lei stessa).

E’ e vuole essere cristiana… e tempo fa mi chiese l’opinione della Chiesa cattolica (la sua Chiesa!) riguardo al cambio di genere (genere, non solo sesso!). E così le risponderò in questo momento, in cui mi trovo ancora perplesso per una nota della Congregazione della Dottrina della Fede, che “condanna” la statunitense monaca teologa Margaret A. Farley (per un libro intitolato “Nient’altro che l’amore. Una cornice per un’etica sessuale cristiana”), a causa delle sue opinioni di tipo “personalista” riguardo alla masturbazione e alle relazioni sessuali (di tipo omo- o eterosessuale), argomento che in questi giorni è stato ampiamente trattato sui mezzi di comunicazione cattolici.

In questo post desidero presentare alcune lettere di Marianne Martinez (col suo consenso alla pubblicazione), la sua presentazione come transgender e la mia breve opinione sull’argomento. Grazie Marianne, per aver fiducia in me e per continuare a scrivermi, nonostante io in seguito alle tue richieste abbia molte volte tergiversato. […]

Discorso di Marianne sul suo cambio di genere

Cari amici, compagni tutti:… E’ molto poco il tempo di cui dispongo per presentare una realtà nella quale forse le domande sono tante e le risposte poche… Non si può spiegare in pochi minuti un cambiamento tanto profondo come il mio. Tuttavia ringrazio l’invito di Arend a condividere con tutti Voi la mia esperienza di vita, segnata da un cambiamento radicale, in ogni senso del termine…
Molti di Voi mi hanno conosciuto come Pedro… Oggi mi presento davanti a Voi come Marianne… Marianne è per i francesi un simbolo di libertà… uguaglianza… e fraternità…, l’ideale della Rivoluzione Francese, che è stata l’origine di tutte le rivoluzioni del mondo, nella quale hanno preso vita cambiamenti profondi e radicali… come quello che si è realizzato nella mia vita.

Perchè, nascendo biologicamente uomo, ho deciso di cambiare il mio genere e di presentarmi davanti al mondo, e oggi davanti a Voi, come donna?… Questa decisione radicale nella mia vita non è stata conseguente ad un capriccio… a una moda… ad un irriverente desiderio di mettermi dietro ad un mondo che ancora oggi non perdona questi cambiamenti… La mia decisione si colloca all’interno di un processo… un processo lungo e doloroso… a volte pieno di oscurità, di incertezze e di molti timori… timori di perdere la mia famiglia, il mio lavoro, il mio posto nella società.

Per 21 anni sono stata sposata con una donna bella nel più ampio significato del termine. Dal mio matrimonio è nata una figlia che adoro e della quale oggi come oggi sono profondamente orgogliosa… Nel corso degli anni mi sono sforzata di realizzarmi nella professione e di procurarmi un posto nel mondo e nella società… Sapevo che andando avanti nel processo di scoperta e accettazione della vera realtà del mio genere, tutti questi risultati sarebbero potuti crollare.

La realtà di vita da me scelta non è la risposta al capriccio di sfidare quelle che vengono considerate le leggi naturali e i condizionamenti di una società che ci etichetta come “maschi” o come “femmine”. Essere transgender, in primo luogo, significa partire da una condizione molto più basilare… la condizione di persona… di essere umano…

A partire da Boezio, passando attraverso la filosofia medievale e arrivando fino ai nostri giorni, la persona è stata definita, per lo meno in occidente, come “sostanza individuale di natura razionale”. Bene, sono convinta, sono consapevole e affermo che sono una persona, sono un essere umano e possiedo una dignità inalienabile; ma la mia condizione personale è chiamata a realizzarsi in un fatto molto particolare e singolare, ma non per questo meno importante: la mia condizione di donna che, tuttavia, non incentra tutta la sua vita sulla transessualità…

La mia vita sociale non si realizza nel sottobosco di un ghetto, ma nell’ampio mondo sociale come quello in cui si può realizzare qualsiasi persona…
E’ vero che per molti può essere difficile accettare senza difficoltà una persona che è nata biologicamente uomo e che ora vive e si esprime come donna… Siamo immersi in una società sessista che sembra aver ridotto l’essere umano all’essere “maschio” o all’essere “femmina”.

Questa riduzione sessista è strettamente unita ad una visione puramente biologica, dove il sesso è visto niente più che un fatto biologico,… con stereotipi ben radicati,… modelli inamovibili praticamente immutabili che non possono in alcun modo essere sfidati… E così assistiamo a un gioco di poteri in cui il maschio domina la femmina e la femmina è ridotta alla sottomissione… O al contrario, la proposta delle femministe ad oltranza,… che puntano ad ottenere per la donna quote di potere e molte altre cose, che tradizionalmente erano riservate al maschio…

Breve riflessione del teologo Pikaza

Cara Marianne, prima di tutto il mio rispetto e l’affetto per il tuo modo di presentarti come cristiana e persona che vuole vivere dentro la Chiesa. Come sai e dici, ho scritto alcune cose sull’argomento che, forse, se resteremo in contatto, potremo approfondire nei prossimi giorni. Ma prima, dato che me lo consenti, voglio sottoporre il tuo caso all’attenzione dei lettori del mio blog. Mi riservo di esprimere un parere più dettagliato, ma già in questa sede, in senso generale, posso offrirti le seguenti riflessioni:

a. L’argomento è complesso e non ci sono soluzioni universali, partendo da nessuna teoria precostituita su ciò che è la natura, il sesso e il genere. In questo campo la Chiesa ufficiale può avere ed ha diverse opinioni e non può offrire una risposta vincolante.

b. Ho l’impressione che alla Chiesa ufficiale importi più il sesso fisico (e anche biologico) che il genere, più legata all’identità psicologica e sociale… A te invece importa più il genere e ne sono felice. Ti presenti come transgender, non come transessuale (aspetto che per te è meno determinante).

c. No all’atteggiamento “moralista”, non credo che Gesù sia venuto a dare lezioni di morale. Conosco un po’ di Bibbia e di cristianesimo, e in questo piano continuerò, offrendoti la mia piccola esperienza. Gesù di Nazaret, nel famoso brano degli “eunuchi” per il Regno dei Cieli (Mt 19, 12) fa intendere che ci sono realtà e condizioni diverse sul piano del sesso e del genere, lasciando aperto l’argomento. Ci sono pertanto percorsi diversi che ciascuno deve accettare e affrontare con responsabilità, per farsi persona, come tu affermi.

d. La finalità della vita è che possiamo essere persone, cioè che siamo capaci di accettare quello che siamo (accettarci) in modo grato, offrendo agli altri il nostro miglior contributo, in rispetto e amore. In questo caso, una persona come te, che nel corso della vita si è identificata con l’ “altro” genere, per vivere meglio la sua propria identità, può (e forse deve) iniziare un processo di cambio di genere (e anche di sesso), nonostante le complicazioni che questo cambiamento comporta… e nonostante il dolore che può provocare, con le rotture corrispondenti.

e. Tu non sei transgender per volontà o capriccio, ma perchè lungo la tua vita ti sei trovata meglio nell’altro genere… e hai deciso di essere ciò che ti senti e ciò che desideri. E in primo luogo non posso criticare il tuo desiderio, benchè ti sia costato tanto metterlo in pratica, sia sul piano personale che famigliare e sociale. Tutto questo ha comportato dei costi. Altre persone nella tua situazione non li accettano, tu li hai accettati. Se è stata utile la pena per la tua maturazione personale, che è ciò che importa, sia benedetto Dio, che ti ha dato la capacità di farlo. Benedicilo per il tuo cambio di genere.

f. In un caso come il tuo, un processo di cambiamento come quello che ci racconti (dopo un lungo matrimonio nel corso del quale eri Pedro ed hai avuto una figlia) è certamente stato impegnativo e forse doloroso. Se ti è servito per essere una migliore persona (essere te stessa) e per amare meglio (o in un diverso modo) gli altri (compreso il tuo precedente coniuge e tua figlia), questo cambiamento è stato per te positivo e valido. Hai dovuto lasciare alcune realtà, ma ne hai potuto scoprire e sviluppare delle altre. Solo tu e i tuoi veri amici (nessuna istituzione ufficiale) potete dire se il cambiamento è stato fruttuoso, se ti ha portato a scoprire meglio la tua vera identità e ad amare e servire gli altri (e ad amare Dio) in modo più sincero, leale, vero. Devi mettere sulla bilancia i pro e i contro… e una volta che lo hai fatto, amare così più intensamente, come eri, come transgender e come cristiana.

g. Mi piace molto che ti presenti come transgender piuttosto che come transessuale. Il genere è più importante del sesso (anche se entrambe le realtà sono tra loro vincolate, debbono essere in armonia). Il tuo caso può essere un esempio, e per me lo è, nel suo sforzo e nella sua capacità di cambiamento, per un amore migliore (che poi è l’importante). Mi piacerebbe che i tuoi rapporti con la tua precedente sposa e con tua figlia fossero migliorati nella qualità.

h. Penso che tu non possa “imporre” agli altri il tuo modo di essere, e nemmeno pretendere che tutti comprendano il tuo cambiamento… Ma puoi e devi esigere che lo rispettino, compresa la Chiesa cattolica, che deve accoglierti e accompagnarti nella tua nuova identità, così come sei. E’ molto probabile che la Chiesa Gerarchica del Venezuela (e la Congregazione per la Dottrina della Fede) non accetti il tuo cambiamento e ritenga che ciò che hai fatto non sia giusto. Accetta questa opinione, ma hai il diritto, e lo devi fare, di seguire per prima la tua coscienza, per essere così una persona in modo più maturo.

i. Siamo davanti ad una sfida e ad un cammino che possono essere importanti, non solo per te e per chi è come te (transessuali o transgender)… e per gli omosessuali…, ma anche per tutto il resto degli uomini e delle donne, cristiani o no. Potreste e dovreste insegnarci ad amare in modo migliore, nel rispetto, nella fedeltà alle persone concrete, nel servizio agli altri. Questo è l’unico argomento che ha importanza… e davanti a questo argomento mi fermo.

Nient’altro per ora, cara Marianne. Se vuoi possiamo continuare a conversare, in privato per lettera, o attraverso il blog, come preferisci. Voglio solo avvisarti che forse ci saranno persone che ti risponderanno in modo un poco duro. Prendilo con grazia, comprendilo, se puoi; ma, prima di tutto, sii te stessa.

Con affetto… Xabier

* Xabier Pikaza Ibarrondo (12 giugno del 1941) è un teologo cattolico vicino alla Teologia della liberazione, nativo dei Paesi Baschi (Spahmo), ex religioso dell’Ordine della Mercede e sacerdote della Chiesa cattolica. A 31 anni è stato nominato professore alla Pontificia Università di Salamanca sino a 2003 quando si ritirò a vita privata, dopo aver dato le dimissioni dalla vita religiosa, per gravi contrasti con alcuni esponenti conservatori della Chiesa cattolica. Attualmente tiene conferenze e continua a scrivere libri di Teologia, Etica e storia religiosa.

Testo originale: Era Pedro, soy Marianne. Trans-sexual (trasgénero) y cristiana