Il faticoso cammino della Chiesa di Papa Francesco verso le persone LGBT

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12 ottobre 2016
dal portale gionata.org

Testo tratto da Coming Home: To Catholicism and to Self, edito da Human Rights Campaign Foundation (USA), 2015, pp. 6-7, liberamente tradotto da Silvia Lanzi

(Negli Stati Uniti) il rapido cambio di giudizio nei confronti dei diritti delle persone LGBT presso l’oponione pubblica – riflesso nelle leggi statali che assicurano l’uguaglianza dei matrimoni gay e confermato dalla Corte Suprema statunitense – si è rispecchiato anche con un cambiamento di tono da parte del Vaticano e con dichiarazioni di benvenuto da parte dello stesso papa Francesco.

Come spiega FitzGerald “per vent’anni abbiamo ascoltato discorsi repressivi. Ora, tutto d’un colpo, si sente che la chiesa dovrebbe essere ‘una grande tenda’, si sente: ‘Chi sono io per giudicare?’”. FitzGerald è veloce nel notare che il linguaggio inclusivo di papa Francesco non implica un cambiamento nella dottrina della chiesa.

Comunque, è stato anche svelto a notare che l’attitudine del papa rappresenta una nuova e significativa opportunità. “È più probabile che la gente sia aperta, che racconti le proprie storie. E noi sappiamo che la condivisione delle esperienze è ciò che porta ad autentici cambiamenti”.

Per suor Jeannine, il cui lavoro a favore delle persone LGBTQ ha portato il Vaticano a varie inchieste negli anni ’80 e ’90, l’arrivo di papa Francesco ha portato un cambiamento tangibile. Racconta la storia di una donna transgender trovata morta a Roma nel 2013. Quando la famiglia è rifiutata di assumersi l’onere della sua sepoltura, è stato il Vaticano a prendersi carico dei riti funebri, celebrandoli nella chiesa gesuita di Roma, considerata la “chiesa del papa”.

Suor Jeannine ha fatto esperienza di prima mano di questo cambiamento, quando ha guidato un pellegrinaggio di cinquanta cattolici LGBTQ a Roma nel 2015. Come per altre visite simili durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, aveva scritto in anticipo al Vaticano. Sotto di loro non aveva ricevuto alcuna risposta. L’anno scorso, comunque, il gruppo fu il benvenuto: “Eravamo molto vicini a dove stava parlando papa Francesco” spiega “E mentre camminava, ci venne ancora più vicino. Sapevano che non lo faceva solo per il nostro gruppo, ma che dava il benvenuto a tutte le persone LGBTQ. Sapeva che eravamo lì”.

Sfortunatamente l’effetto domino dell’atteggiamento più accogliente di papa Francesco, a volte si percepisce lentamente nelle parrocchie statunitensi. “Molti vescovi erano stati nominati dagli ultimi due papi” sottolinea suor Jeannine “e sono molto conservatori. Con quelli nominati da Francesco, la differenza è abissale”.

Mentre molti vescovi statunitensi hanno espresso il loro disdegno per l’approvazione della Corte Suprema della legge sui matrimoni gay, l’arcivescovo di Chicago Cupich – nominato da papa Francesco – ha offerto un messaggio più positivo. “Non se ne è uscito dicendo che approvava le nozze gay” ammette suor Jeannine “Non siamo ancora a questo punto. Ma, mentre altri vescovi hanno bacchettato la Corte, Cupich ha detto che la chiesa rispetta la legge civile e rispetta la legge di Dio che dice che ogni persona ha la propria dignità. Se avremo più vescovi come lui, vedremo un profondo cambiamento. È solo questione di tempo”.