8 aprile 2017
da la Repubblica.it, Paolo Rodari
ROMA.
«Siamo qui a dire che la scandalosa ordinarietà delle nostre vite può avere posto nella Chiesa. Essere se stessi avvicina a Dio. È passato il tempo per le persone Lgbt cristiane di vivere nelle catacombe. Abbiamo maturato la consapevolezza che è venuta l’ora di partecipare. Non vogliamo ostentare nulla, ma mettere in comune ciò che siamo. Le nostre esistenze non sono una bruttura da nascondere, ma un patrimonio da condividere». continua a leggere